Caritas
Diocesana di Trivento

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Trivento, 14 novembre 2019

 

Papa Francesco ci invita, domenica 17 novembre, a celebrare la Giornata Mondiale dei Poveri.

Il messaggio del Papa ha questo titolo: “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”.

Parole prese dal salmo 9 e che “manifestano una incredibile attualità: esprimono una verità profonda che la fede riesce a imprimere soprattutto nel cuore dei più poveri: restituire la speranza perduta dinanzi alle ingiustizie, sofferenze e precarietà della vita”.

La forza di questa lettera di papa Francesco sta nel fatto che essa esprime un messaggio universale, che guarda e comprende il mondo e, nello stesso tempo, è capace di parlare alle cose piccole, alle piccole realtà, mettendo così allo scoperto il filo che unisce le une alle altre ed evidenziando il nodo cruciale che esse rappresentano nella trama infinita della storia della salvezza.

È questa la ragione che spinge noi, Chiesa di Trivento, a chinarci davanti al volto dei nostri poveri, di tutti coloro che vivono nella sofferenza, che abitano nella porta accanto alla nostra, e che cercano nelle nostre azioni le risposte al loro bisogno di amore.

La lettera di papa Francesco ci induce, perciò, a interrogarci, a chiederci se siamo stati pari all’elevato e accorato monito che essa trasmette.

Sottomettendoci con gioia e responsabilità umana alla volontà di Dio, seguendo l’accorato argomentare del  Papa, dobbiamo porci la domanda: “Se Dio è colui che ascolta, interviene, protegge, difende, riscatta, salva, noi in che modo abbiamo ascoltato, in che modo siamo intervenuti, in che modo abbiamo protetto, difeso, riscattato, salvato, diventando strumento dell’agire di Dio in favore dei poveri, come recitano con insistenza, quasi un ritornello, le Sacre Scritture”?

Ma ancora prima di rispondere a queste incalzanti domande, dobbiamo chiederci se siamo stati capaci di riconoscere i nostri poveri, quelli che vivono nelle nostre contrade e quelli più lontani che guardano a noi come i privilegiati di un mondo agiato a cui non potranno mai approdare.

Noi sappiamo che la nostra azione è piena di lacune, ne sentiamo il peso, i limiti, l’irresolutezza, la vanità davanti all’oceano del bisogno che, in questi tempi più che in altri, lambisce, o qualche volta, inonda le nostre vite.

Eppure sappiamo che se anche noi venissimo meno al nostro impegno, pur parziale e insufficiente niente consolerebbe i cuori afflitti degli umili, nulla sostituirebbe la nostra presenza.

“I poveri – ci dice il papa, attingendo con le sue parole la verità profonda della semplicità – hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente”.

Il nostro amore, quello che avendolo ricevuto in dono dobbiamo essere solleciti a renderlo a coloro che ne abbiano la necessità, dobbiamo sentirlo nel cuore e dobbiamo trasformarlo nelle opere che quotidianamente attuiamo.

In questi anni di crisi profonda della nostra opulenta società, che ha rivelato tutta la fragilità delle basi su cui essa si è rigonfiata come un cembalo inutilmente risonante, abbiamo cercato di “fermarci, sorridere, ascoltare”. E abbiamo tentato di costruire le risposte per i poveri nei quali abbiamo riconosciuto il volto di Gesù Cristo.

La nostra intenzione è stata chiara. Per ogni attività concreta che abbiamo compiuto, per ogni iniziativa intrapresa per favorire il lavoro, la formazione e l’imprenditorialità dei giovani, il sussidio delle famiglie, il riscatto dalle dipendenze, fonte di miseria perché la rigenerano nel momento stesso in cui sembrano esserne l’appagamento, per ogni atto di solidarietà fraterna rivolto a tutti gli ultimi, senza distinzioni umilianti, per ogni incentivo fornito alle popolazioni devastate dalle calamità naturali, o da quelle provocate direttamente dallo smarrimento degli uomini, per tutto questo abbiamo tentato di non fuggire dal nostro posto, di non venire meno al nostro ruolo, quello che la nostra fede ci assegna e che adesso il Santo Padre ci ricorda.

La lettera del Papa ci induce, dunque, a chiederci di nuovo chi siano oggi, nella nostra Chiesa diocesana di Trivento, i poveri.

La prima risposta che diamo senza esitazione è che i poveri sono quelli che ogni giorno bussano alla porta dei nostri Centri d’ascolto Caritas per chiedere il pane quotidiano e l’aiuto per pagare le utenze domestiche.

Sono uomini e donne che portano i segni di una povertà “materiale”, alla quale – possiamo sostenerlo con ragione – non è difficile dare una risposta concreta: la solidarietà arricchisce, infatti, e segna ancora i cuori di tanta parte della nostra gente.

Nessuno che entri nei centri Caritas esce senza aver ricevuto un aiuto concreto e una parola di conforto, perché come scrive il Papa: “… esorto a cercare in ogni povero che incontrate ciò di cui ha veramente bisogno; a non fermarvi alla prima necessità materiale, ma a scoprire la bontà che si nasconde nel loro cuore, facendovi attenti alla loro cultura e ai loro modi di esprimersi, per poter iniziare un vero dialogo fraterno”.

Ma, nella nostra Diocesi di Trivento, c’è un’altra povertà presente, in maniera drammatica, una povertà trasversale che colpisce tutti e ha bisogno di una risposta “concreta” perché la speranza, per essere vera, deve avere un fondamento.

Da ormai ventisei anni, questa Caritas, contando anche sull’ausilio di studi e ricerche sociali e sull’evidenza drammatica delle loro risultanze, ha alzato il velo su questa povertà di tutti, che sta generando tante altre povertà e ne è allo stesso tempo l’effetto: è il dramma, ormai emergenza assoluta, dello spopolamento dei paesi ricadenti in quelle che vengono definite le “aree interne”: interne al nostro paese, rappresentative della sua dorsale più antica e autentica, ma esterne ai pur (oggi) compromessi processi di sviluppo economico, produttivo, urbanistico.

Non ci siamo fermati, però, a indicare con tempestività ciò che non si era voluto vedere, non abbiano solamente “denunciato” ritirandoci nella torre di avorio del nostro sdegno, abbiamo invece proposto, abbiamo cercato di definire, in innumerevoli documenti e dalle più disparate tribune, le nostre proposte concrete per invertire il destino demografico dei nostri paesi.

Abbiamo avuto spesso la sensazione che le nostre preoccupazioni così come le nostre proposte fossero sottovalutate, considerate alla stregua di periodici sfoghi di profeti di sventura per professione e vocazione. Constatiamo oggi, venendo a conoscenza di nuove iniziative che ricalcano le nostre e che ci auguriamo con tutto il cuore alle nostre possano unirsi per arrivare là dove da soli non siamo riusciti, che una diffusa sensibilità sulle questioni vitali delle nostre zone si è diffusa, sta forse diventando cultura comune.

Se è così torniamo con più fiducia all’impegno di tutti questi anni, perché . “La condizione che è posta ai discepoli del Signore Gesù per essere coerenti evangelizzatori – ci ripete  papa Francesco – è di seminare segni tangibili di speranza”.

 

Alcuni suggerimenti:

  • La Messa deve diventare il momento in cui tutta la comunità dei fedeli mette al centro delle sue preghiere i poveri, sull’esempio della preghiera eucaristica che indica in Gesù il modello di amore cui tentare di avvicinarsi nel lungo percorso che porta ciascuno di noi alla santità (Preghiera eucaristica V/c: Gesù modello di amore).
  • I paesi che ospitano i migranti, possono invitarli alla celebrazione della Messa, organizzando subito dopo e là dove sia possibile, un momento di fraternità, con un “aperitivo” per tutti.
  • Il 21 novembre, alle ore 16,30, presso il Seminario Diocesano di Trivento, ci sarà un incontro con don Gigi Giovannoni e Angelica Romanelli, per parlare delle dipendenze dalla droga, alcol e gioco d’azzardo. In questa occasione sarà annunciato l’apertura di due centri CAT (Club alcolisti in Trattamento), uno a Trivento e l’altro a Agnone, per aiutare le famiglie che vivono il dramma delle dipendenze.
  • Ai giovani proponiamo di partecipare ai corsi di formazione per apicoltori e orti sinergici. Inoltre la Caritas  mette a disposizione una struttura adibita a pizzeria/ristorante per una famiglia che voglia gestirla e iniziare un percorso lavorativo.
  • Partecipare alla Colletta Nazionale Alimentare che si svolgerà, anche in molti negozi della nostra diocesi, sabato 30 Novembre.
  • Le offerte raccolte nell’Avvento di Fraternità saranno devolute ai progetti di solidarietà della Caritas diocesana.

 

Sia questa che si apre con la terza Giornata Mondiale dei poveri una stagione di segni tangibili, di speranza che diventa realtà e la modifica con la forza, determinata dall’adesione di tanti, eliminando le ingiustizie che la deturpano e la rendono nemica di Dio.

Ripetiamo anche noi le parole del Profeta e portiamole dentro di noi in questa nuova tappa del nostro viaggio. “Per voi che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”.

 

Grazie e cordiali saluti

 

Sac. Alberto Conti
Direttore Caritas Trivento

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